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Intervista a Sergio Belardinelli   versione testuale
Sergio Belardinelli
Sergio Belardinelli
Emergenza educativa
Tra i protagonisti della presentazione del Rapporto-proposta, il professor Sergio Belardinelli, Coordinatore delle iniziative del Comitato per il progetto culturale della Cei.  

Cosa significa per lei “Emergenza educativa”?
L'espressione "emergenza educativa" segnala uno dei problemi più gravi della nostra società; un problema che va ben oltre la crisi dell'istituzione familiare o del sistema scolastico. Ciò che è in gioco è il senso stesso dell'uomo e delle relazioni che lo costituiscono. L'idea che ognuno di noi nasce in un mondo col quale deve imparare a familiarizzare; che questa familiarizzazione ha bisogno dell'amore dei genitori, dell'impegno degli insegnanti e dell'intera comunità; che sono proprio le persone che hanno potuto sperimentare relazioni "educative" soddisfacenti ad avere maggiori probabilità di sfruttare a pieno le grandi opportunità del momento storico che stiamo attraversando: tutto ciò costituisce una sorta di evidenza elementare che però abbiamo come rimosso. Parlare di "emergenza educativa" significa pertanto sollecitare una riflessione e una pratica che aiutino a riappropriarci di alcuni presupposti antropologici fondamentali, senza i quali è difficile immaginare una vita individuale e sociale che soddisfi davvero i nostri desideri di libertà e di felicità.

Nel Rapporto-proposta si legge che l’educazione è il bene pubblico per eccellenza. Cosa si può fare per rilanciare questo bene pubblico?
Considero molto felice l'idea che l'educazione rappresenti il bene pubblico per eccellenza. L'educazione è implicata e tocca l'umanità di tutte le relazioni sociali. Ci sono luoghi, penso ad esempio alla famiglia e alla scuola, che hanno nell'educazione il loro fine primario. Se però ci pensiamo bene, tutti i sistemi sociali -dal mondo del lavoro, al tempo libero, ai media, allo sport- funzionano in modo più o meno "umano" a seconda del tipo di educazione, diciamo pure, del modello di uomo, di cui dispongono e si fanno cassa di risonanza. Per questo l'educazione è un bene pubblico di primaria importanza.
In essa, lo ripeto, ne va di ciò che ci costituisce come uomini: i legami con coloro che ci hanno generato biologicamente e quelli con coloro che ci hanno generato culturalmente, i legami con la nostra famiglia e quelli con la nostra comunità, con coloro che sono venuti prima e con coloro che verranno dopo. Una società che non si cura dell'educazione è una società che non ha a cuore l'umanità delle sue relazioni e, in quanto tale, è destinata prima o poi a dissolversi anche come società.