Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo di riuscir loro [ai figli] di qualche aiuto nella ricerca di una vocazione, avere una vocazione noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione: perché l’amore alla vita genera amore alla vita. (N. Ginzburg )Nella coscienza condivisa, ai suoi diversi livelli, sembra smarrita non solo la pratica felice di processi educativi, bensì l’
idea stessa di educazione. In ultima istanza sembra essere in crisi l’esperienza elementare e complessiva dell’educare alla vita e con essa l’interesse personale all’educazione, poiché ne è stata forse smarrita la chiave interpretativa e la motivazione essenziale.
Ciò che dovrebbe giustificare quell’esperienza, infatti, è l’apporto positivo che essa dà alla vita e alla crescita delle persone, attraverso i legami benefici che stabilisce e la convinzione del valore del patrimonio umano che trasmette. L’urgenza maggiore allora non è di ridire metodi e contenuti (peraltro oggi molto problematici), ma di ritrovare il
baricentro dell’esperienza educativa. L’attuale crisi dell’educazione ha a che fare non soltanto con singole difficoltà, ma piuttosto con l’idea che abbiamo dell’uomo e del suo futuro. Perciò è indispensabile non limitarsi a una
prospettiva settoriale di educazione, né è sufficiente riflettere sulle metodologie pedagogiche, ma è necessaria una visione
antropologica ed essenziale del fatto educativo come tale, che abbia il suo fondamento e il suo sviluppo in una concezione della persona e dell’esperienza umana, viste non come un ideale passato da contrapporre al presente, ma come una comprensione più profonda dell’umano, per un’iniziativa rinnovata e convinta. Per questo dobbiamo acquisire meglio i termini attuali della crisi e il livello di profondità a cui ricondurre l’educazione e il suo possibile percorso.
Estratto da “La sfida educativa”
Rapporto-proposta sull’educazione
a cura del Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana
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