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Dio nella letteratura e nella poesia 
“Dio non è un argomento, è la possibilità che la letteratura esista. Dio è la condizione e il segugio della poesia”. Partendo dal “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Giacomo Leopardi nell’ambito degli eventi paralleli del Convegno “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto” il poeta Davide Rondoni ha ribadito che “ogni domanda su Dio è una domanda sull’uomo”. “La domanda su Dio – ha spiegato – è l’altra faccia della medaglia della domanda sull’uomo”. Nella sessione dedicata a “Dio nella letteratura e nella poesia” moderata da Alessandro Zaccuri, Rondoni ha ricordato che Leopardi “sentenzia l’oblio” ma “questo non ha la parola finale”. E ciò è evidente nella composizione leopardiana che identifica il Tu, l’Altro, con la luna, a cui il poeta si rivolge. “Dio è un orizzonte che spinge l’uomo oltre il suo spazio ristretto”, ha detto da parte sua Ferruccio Parazzoli che ha commentato un brano tratto da “Il Natale del 1833” di Mario Pomilio. “Per lo scrittore, la narrazione può essere solo nostalgia”, ha osservato Parazzoli sottolineando che “oggi è necessario tornare ad una narrativa verticale che vada dall’uomo a Dio”. “In una società senza identità, dove niente ha senso – ha rilevato Parazzoli - anche lo scrittore è un uomo senza lanterna che vaga alla ricerca di Dio e non lo trova”.Dell’inquietudine dello scrittore ha parlato infine Robert Schneider partendo dal capitolo iniziale del suo romanzo “Kristus”: “Sento Dio nel momento della disperazione”, ha detto rivelando che nella sua esperienza è proprio “quando non riesco a gestire la paura che vedo Dio”-
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