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"Se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l’insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l’orientamento dove andare. Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente."
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 Dio oggi - Archivio notizie - Spaemann: la traccia di Dio è l'uomo 
Spaemann: la traccia di Dio è l'uomo   versione testuale
“La traccia di Dio nel mondo, da cui oggi dobbiamo prendere le mosse, è l’uomo, siamo noi stessi”. Ne è convinto il filosofo tedesco Robert Spaemann per il quale “questa traccia ha la peculiarità di coincidere con il suo scopritore e dunque di non esistere indipendentemente da lui”. “La traccia di Dio che siamo noi stessi non esiste senza che noi lo vogliamo, anche se Dio esiste del tutto indipendentemente dal fatto che noi lo riconosciamo, che sappiamo di Lui o Lo ringraziamo”, ha spiegato il filosofo tedesco intervenendo alla prima sessione dell’evento internazionale “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”.
 
Secondo Spaemann, “il concetto della somiglianza dell’uomo con Dio, spesso utilizzato solo come una metafora edificante, assume oggi un preciso e inatteso significato”. “Somiglianza con Dio significa capacità di verità”, ha detto il filosofo sottolineando che “la personalità dell’uomo sta e coincide con la sua capacità di verità”. Tuttavia, ha continuato Spaemann, “questo viene oggi posto in questione da biologi, teorici dell’evoluzione e delle neuroscienze”. “Ogni visione puramente spiritualistica dell’uomo – ha rilevato - viene oggi inglobata dal naturalismo per il quale la conoscenza non è ciò che essa stessa considera di essere, non ci illumina su ciò che è, ma consiste in adattamenti all’ambiente finalizzati alla sopravvivenza”. Ma, si è chiesto il filosofo, “come possiamo sapere questo, se non possiamo sapere nulla?”. Per Spaemann, “il fatto che l’uomo sia completamente natura, un essere naturale uscito fuori dalla vita subumana, può non essere letale per l’autocomprensione dell’uomo solo a condizione che la natura, per parte sua, sia stata creata da Dio e la creazione dell’uomo corrisponda ad una intenzione divina”. “Se i biologi parlano di ‘folgorazione’ e di ‘emergenza’ per esorcizzare con le parole l’inesplicabile – ha osservato il filosofo - credere in Dio significa allora avere un nome per questa irruzione del nuovo, un nome che, in fondo, non riduca il nuovo soltanto all’antico, il nome ‘creazione’”.
 
Per chiarire l’affermazione che la verità presuppone Dio, Spaemann ha voluto infine proporre “ una dimostrazione di Dio che sia, per così dire, Nietzsche-resistente, una dimostrazione di Dio a partire dalla grammatica, più esattamente dal ‘futuro anteriore’”. Il futuro anteriore, infatti, “è per noi necessariamente connesso al presente: dire di qualcosa che è adesso, equivale a dire nel futuro che quella cosa è stata”. “In questo senso – ha osservato - ogni verità è eterna”. Secondo il filosofo, “il passato può diradare, ma non si può fare in modo che non sia stato. Se la realtà esiste, allora – ha concluso - il futuro anteriore è inevitabile e con esso il postulato del Dio reale”.