La questione di Dio “non è un interrogativo astratto, ma penetra nel profondo le fibre dell’uomo interiore”. Ed è una “domanda che si fa pressante proprio in questo nostro tempo, proprio quando diffusi processi di rimozione culturale tendono ad emarginarla”. Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Cei, introducendo i lavori dell’evento internazionale “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”. “In un mondo fatto incerto e quasi scettico dal diffondersi della sindrome relativistica, in cui la passione e la stima per le grandi questioni paiono assopite, in cui la ragione strumentale e pragmatica sembra farla da padrona – ha detto il cardinale Bagnasco - ogni discorso su realtà certe, assolute e trascendenti, rischia di essere respinto, inesorabilmente, nel recinto circoscritto dell’opinabile soggettivo.
“Soprattutto nel mondo occidentale, la questione di Dio è lasciata fuori dai percorsi abituali della cultura”, ha rilevato il cardinale sottolineando che “emarginata e psicologicamente rimossa, essa si presenta però, insopprimibile com'è nel profondo del cuore umano, sotto mentite spoglie”. Secondo il cardinale Bagnasco, “molte forme del cosiddetto ritorno del sacro, purtroppo, segnate da sentimentalismo ed emotivismo, finiscono per avallare l’opinione diffusa che religione e ragione appartengano a due mondi, se non contrapposti, quantomeno incomunicabili”. Di fronte a tale rischio, per il porporato, è necessario “rivendicare con rispettosa parresia la dignità e la rilevanza culturale del Vangelo, capace di interpretare l'esistenza e di orientare l'uomo viandante del nostro tempo, di ogni tempo”.
Del resto, ha spiegato l’Arcivescovo, “la questione di Dio non è una investigazione astratta, avulsa dalla realtà del quotidiano, ma la domanda cruciale, da cui dipende radicalmente la scoperta del senso (o del non senso) del mondo e della vita: della propria vita personale”. “Dio - ha aggiunto il porporato - si avvicina al viandante di ogni tempo: se l’uomo ascolta la Sua voce, allora comincia a ritrovare se stesso”.
Nel suo intervento, il Presidente della Cei ha ricordato che “la verità cristiana conosce solo la forza persuasiva delle buone ragioni che la sostengono e dell'amore disinteressato che la propone; non segue la via della strumentalizzazione e della persuasione occulta, conosce invece il dialogo, aperto e franco, chiaro nella propria identità e rispettoso dell'interlocutore”. E poiché è “generata dall’amore”, la verità cristiana “non comprime ma esalta la libera scelta dell'uomo”.