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 Progetto Culturale - Punto di vista - Scienza, vita e società 

n° 29 - 22 novembre 2011

Scienza, vita e società

 

Per capire la questione

“La Chiesa, al di là dell’ambito della sua fede, considera suo dovere difendere, nella totalità della società, le verità e i valori, nei quali è in gioco la dignità dell’uomo in quanto tale”. A ribadirlo è stato venerdì scorso il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo a Roma l’VIII Congresso nazionale di “Scienza & Vita” con una “lectio magistralis” sul tema “Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia”. “Una società è veramente umana soltanto quando protegge senza riserve e rispetta la dignità di ogni persona dal concepimento fino al momento della sua morte naturale”, ha affermato il cardinale citando il Papa, e ha aggiunto: “Non abbiamo diritto di giudicare se un individuo sia ‘già persona’, oppure ‘ancora persona’, e ancor meno ci spetta manipolare l’uomo e voler, per così dire, farlo”. “Non si tratta – ha precisato – di voler imporre la fede e i valori che ne scaturiscono direttamente, ma solo di difendere i valori costitutivi dell’umano e che per tutti sono intelligibili come verità dell’esistenza”. “Poiché appartengono al Dna della persona – ha proseguito il cardinale – non possono essere conculcati, né parcellizzati o negoziati attraverso mediazioni che, pur con buona intenzione, li negano. È questo il ceppo vivo e solido che costituisce l’etica della vita”, e su cui “germogliano tutti gli altri necessari valori che vengono riassunti con l’etica sociale”.
“Tra questi – ha sottolineato il card. Bagnasco – la vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale, è certamente il primo”. Se “la questione sociale è divenuta radicalmente questione antropologica”, ha argomentato il presidente della Cei sulla scorta delle affermazioni di Benedetto XVI nella “Caritas in veritate”, “i cattolici non possono tacere circa la concezione dell’uomo che fonda l’umanesimo integrale”, poiché “non tutti gli umanesimi sono equivalenti sotto il profilo morale: da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile”. Per dissipare questa “tragica confusione”, la tesi del cardinale, occorre chiedersi “su che cosa si potrà poggiare la sua dignità inviolabile, e quale il fondamento oggettivo e perenne dell’ordine morale”. In particolare, secondo il card. Bagnasco, “ci dobbiamo chiedere: chi è più debole, più fragile, più povero, di coloro che neppure hanno voce per affermare il proprio diritto, e che spesso nemmeno possono opporre il proprio volto? Vittime invisibili ma reali! E chi più indifeso di chi non ha voce perché ancora non l’ha o, forse, non l’ha più?”.
Per il card. Bagnasco, “la tendenza diffusa è rendere la libertà individuale un valore assoluto”, poiché c’è “una certa allergia per ciò che si presenta come assoluto, cioè oggettivo, universale e definitivo: sembra di sentirsi come in una gabbia insopportabile”. Ma la libertà non è autodeterminazione, ha obiettato il presidente della Cei, secondo il quale occorre invece “una verità che crei appartenenza e generi una comunità di vita e di destino”.

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