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 Progetto Culturale - Punto di vista - Pellegrini di verità e di pace 

n° 26 - 2 novembre 2011

Pellegrini di verità e di pace

 

Per capire la questione

Ancora oggi “il mondo è pieno di discordia”, dal momento che “il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento”. Benedetto XVI ha cominciato il suo discorso nella basilica di Santa Maria degli Angeli per la giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ricordando l’appuntamento di 25 anni fa. “Allora – ha detto – la grande minaccia per la pace nel mondo derivava dalla divisione del pianeta in due blocchi contrastanti tra loro”, dove “simbolo vistoso” di tale divisione era il muro di Berlino. “Nel 1989, tre anni dopo Assisi, il muro cadde”, poiché “la volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza”. “Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu soprattutto anche una vittoria della pace. E bisogna aggiungere che in questo contesto si trattava non solamente, e forse neppure primariamente, della libertà di credere, ma anche di essa”. Ma se “la libertà è un grande bene”, senza orientamento – ha affermato il Papa – “viene fraintesa anche come libertà per la violenza”. “La discordia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi”. Che “la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente”, ha sottolineato papa Benedetto parlando nella basilica di Santa Maria degli Angeli di fronte alle delegazioni delle diverse religioni convenute ad Assisi. Il Papa ha fatto riferimento al terrorismo, spesso “motivato religiosamente”, portando quindi la religione non “a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza”. “I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi – ha richiamato il Papa – intendevano dire, e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione”. “Nella storia – ha ricordato – anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia”. Alla violenza “motivata religiosamente”, Benedetto XVI ha poi affiancato quella “conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione”. “Il ‘no’ a Dio – ha evidenziato – ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé”. È “l’assenza di Dio” che “porta al decadimento dell’uomo e dell’umanesimo”, in conseguenza del quale “l’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale”. Da ultimo, il Santo Padre ha rivolto un pensiero a quanti “non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio”. Queste persone “cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono ‘pellegrini della verità, pellegrini della pace’”. Esse, ha concluso, “cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che esse non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi sono anche un richiamo per i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile”. 

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