Il Senato vara la manovra dopo non poche vicissitudini. Le prossime settimane diranno se può bastare a centrare gli obiettivi di sostenibilità europea. Intanto però bisogna sottolineare due elementi. Il primo a proposito dell'evasione fiscale. È fondamentale che si produca una delegittimazione radicale di una pratica che non può più essere in alcun modo giustificata come una forma di "legittima difesa", in quanto comporta elementi di ingiustizia ormai non più sostenibili, tanto più cresce la pressione fiscale proprio a causa dell'evasione. La seconda questione è a proposito dei costi della politica. Il disegno di legge costituzionale sulla riduzione dei parlamentari resta soltanto annunciato. Più avanzata la questione delle province, anche se comunque è necessario avviare un dibattito strutturale in quanto il sistema complessivo degli enti territoriali deve essere ripensato. È certo, però, proprio nella prospettiva di un'inversione complessiva di tendenza e per riattivare senza qualunquismi e senza scorciatoie il circuito e la fiducia della e nella rappresentanza serve un buon esempio dall'alto. E la questione dei costi in particolare di Montecitorio e Palazzo Madama è evidentemente cruciale e non differibile. Siamo così alle questione strutturale che, in fin dei conti, è di etica pubblica. È infatti il momento di cominciare a mettere in conto la necessità di superare quel senso di sfilacciamento, di crisi, di consumazione, in una parola di decadenza per assenza di prospettive che serpeggia e pare diventare una nota della cultura e dei comportamenti, non certo solo dell'Italia e degli italiani, ma di gran parte dell'Occidente sviluppato. Tuttavia la forza, l'energia, la capacità di guardare con un atteggiamento propositivo d'investimento al futuro non si può stabilire per decreto. È il risultato di una mobilitazione collettiva, che non può appunto non partire dai comportamenti dei singoli e insieme dai legami collettivi e dallo spirito pubblico. Per questo la politica non basta, così come l'economia o la finanza. In fondo si tratta di attivare o riattivare energie e un tessuto fortemente radicato, che da sempre caratterizza questo Paese, nella sua grande varietà delle situazioni e delle identità locali, ma anche come senso comune nazionale. È sempre illusorio tentare di "fare" o, peggio, "rifare" gli italiani. Gli italiani ci sono già, per fortuna. È invece il momento di costruire e proporre occasioni, istituzioni, regole, per farli meglio cooperare, per il bene comune, nel senso concreto che il termine può assumere, proprio dei comportamenti pratici collettivi e individuali. Se questo manca o continua a mancare le manovre non servono e i conti non tornano. D'altra parte, come dimostrano coerentemente tutti i grandi appuntamenti di questa fine di estate, da Madrid ad Ancona, passando per Rimini e per le migliaia di incontri di cui non si dà notizia, ma che incidono davvero nella vita quotidiana è proprio su questo terreno, in questa direzione, che i cattolici si stanno impegnando, con determinazione e concretezza. Francesco Bonini