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 XI Forum del Progetto Culturale - Processi di mondializzazione opportunità per i cattolici italiani - Area Stampa - News - Investiamo nelle relazioni 

Investiamo nelle relazioni   versione testuale

Un contributo della FOCSIV all'XI Forum








“Il nostro mondo ha bisogno sempre di più della cooperazione tra Stati ma soprattutto tra cittadini per influenzare e governare fenomeni sempre più interconnessi che rischiano di accrescere la frammentazione e la miseria; una miseria che si diffonde tanto al Sud quanto al Nord, scompaginando confini e divisioni”.
 
Lo scrive Gianfranco Cattai, presidente della FOCSIV, in un contributo inviato all’XI Forum del progetto culturale, che si tiene a Roma in questi giorni proprio sul tema della mondializzazione e dell’apporto dei cattolici a leggere le inedite opportunità che essa consente. “Stiamo vivendo un passaggio epocale di cambiamento – prosegue Cattai – che ha bisogno di orientamenti responsabili, “di nuovi sforzi di comprensione unitaria e una nuova sintesi umanistica” (cf. Caritas in Veritate), affinché la globalizzazione, quale processo di integrazione planetaria, segua un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla trascendenza”.
 
Tra le nuove emergenze, la Focsiv segnala in particolare il fenomeno dei rifugiati ambientali e quello dei profughi per conflitti, flussi di migranti non tutelati a cui difficilmente vengono riconosciuti i diritti fondamentali e di partecipazione alla vita collettiva. “Di fronte a queste sfide e al dato concreto di una nuova geografia che disegna un quadro complesso di paesi fragili, a medio reddito con grandi sacche di povertà, paesi emergenti e paesi ricchi in declino, ci sentiamo interpellati a dare voce alle rinnovate richieste di giustizia sociale ma anche alle nuove opportunità di relazione che esigono nuove forme di dialogo e di cooperazione”.
 
Davanti ai nuovi processi migratori, spesso segnati da speranze tradite e progetti che si infrangono, gli organismi della Focsiv hanno “la perfetta consapevolezza di quanto si potrebbe fare per evitare queste delusioni, se si investisse di più in questo patrimonio di relazioni che caratterizza e contraddistingue il rapporto tra i volontari internazionali e gli aspiranti migranti nei loro Paesi di origine. Insieme con i missionari e i sacerdoti fideidonum siamo ‘interlocutori di frontiera’, laddove il termine frontiera assume il senso di ‘con-fini’, che vuol dire porre dei fini comuni, per altro essenziali per definire qualcosa, per delimitare un’area all’interno della quale si con-dividono dei fini”. In questa prospettiva, aggiungono, “siamo pronti ad offrire, anche in modo sistematico ed organizzato, importanti contributi per la diffusione di una cultura della migrazione consapevole”.
 
“A partire anche da queste riflessioni – conclude il presidente Focsiv - noi ribadiamo che ci siamo, ci crediamo e mettiamo in campo il nostro patrimonio più importante: quello delle relazioni, dei partenariati tra persone e associati dei vari sud e nord del mondo; convinti che il rilancio della cooperazione internazionale richieda innanzitutto un forte impegno sul fronte culturale affinché si possa essere in grado di incidere davvero nella società, come l’immagine dell’incisore di sicomori ci ricorda e insegna”.