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Bioetica: perchè il buon senso non basta   versione testuale

Seminario di formazione a Carpi il 27 ottobre


Identità dell’embrione, contraccezione e aborto, diagnosi prenatale e fecondazione assistita, ma anche le caratteristiche del neonato ammalato e il suo contesto famigliare, il ruolo dell’infermiera e dell’ospedale, i servizi per le mamme in difficoltà.
 
Questi sono solo alcuni dei temi del Seminario di formazione bioetica organizzato da diverse associazioni di area cattolica che si terrà a partire da giovedì 27 ottobre e fino al 15 dicembre presso il Seminario vescovile di Carpi.

Dopo il successo della passata edizione, incentrata sul fine vita, quest’anno si vuole ripartire dall’inizio. Dall’inizio della vita, appunto, rileggendo le questioni bioetiche alla luce dell’attuale contesto sociale.

Mentre i giornali danno notizia del pronunciamento della Corte Ue su brevetti e uso commerciale degli embrioni umani, il relatore del primo incontro, Gabriele Semprebon, che è bioeticista e membro del comitato etico provinciale di Modena, spiega perché è importante avere informazioni adeguate.
 
“In questo campo non bastano i buoni propositi - chiarisce - è evidente che in alcune situazioni non è immediatamente palese qual è il bene e quale il male. Oggi la scienza medica ha a che fare con tecniche, tecnologie, terapie talmente raffinate che non ci si può limitare, in campo etico, a dare un giudizio basato sul buon senso o sull’evidenza. Se il bene e il male non si manifestano in maniera indiscutibile come si può scegliere fra essi?"

Nonostante il corso sia organizzato all’interno della Scuola di formazione teologica “S. Bernardino Realino”, “non si parlerà di ‘morale cristiana’ - precisa Semprebon - poiché il dialogo tra credenti e non, deve partire da un piano comune: dalla filosofia, dall’etica, dalla ragione insomma, che è altra cosa dalla rivelazione".