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Lotta continua contro il caos   versione testuale

La discussione su "Gesù, la storia e l'apocalisse"








“l’Apocalisse non preannuncia la fine del mondo, ma rende possibile la speranza” grazie alla quale “si ritrova un mondo dove le cose riacquistano un senso”. Lo ha detto Sergio Belardinelli, docente di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna, intervenendo alla Lumsa al dibattito in margine al libro di René Girard “Prima dell’Apocalisse”.
 
Per un cristiano, ha proseguito il sociologo, “la fine di tutto non è il fine a cui tutto tende”: per questo “bisogna battersi fino in fondo, anche quando si pensa che si tratta di un tentativo vano”. In altre parole, è vero che “la realtà è tragica”, ma “Gesù ci promette che la morte non avrà l’ultima parola”.
 
Nella prospettiva cristiana, “l’amore è l’unico modo per portare frutto e non morire mai: nessuna struttura di vita buona si mantiene senza sforzo, senza una lotta continua contro il caos”. Ma per fare questo, ha spiegato Belardinelli, “occorre uscire da una logica di morte”. Un esempio, la vita quotidiana: “Non rimettere in ordine le cose, solo perché le si ritroverà in disordine il giorno dopo, è segno di trascuratezza, non di realismo”. 
 
Il male dell’Occidente è di “avere perso il senso del tempo, la sua direzione, la sua capacità di progettualità”. Ne è convinto mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che in margine al dibattito ha fatto notare come oggi “si naviga a vista” e domina “la difficoltà di concepire la propria esistenza su una progettualità forte”.
 
Al contrario, “dire che Cristo è nostro contemporaneo è cogliere quel senso, biblicamente fondato, che produce la significatività del tempo”. “La pienezza del tempo - ha spiegato mons. Lanza - è data dal fatto che il Signore viene. Ciò che rende la storia significativa è il fatto che Dio vuole continuare a camminare con l’uomo”.