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Il sacrificio come "doppio dono" secondo Marion   versione testuale

La relazione del filosofo francese a "Noi predichiamo Cristo Crocifisso"









Il senso cristiano del sacrificio non è “distruzione, espropriazione, scambio e contratto”. A spiegarlo è stato Jean Luc Marion, docente all’Università Sorbona di Parigi, intervenuto durante la sessione "Noi predichiamo Cristo Crocifisso" che ha caratterizzato i lavori pomeridiani del 10 febbraio.
 
L’esempio scelto dal filosofo è stato il sacrificio di Isacco da parte di Abramo, che rivela come “Dio si dona in quanto fa vedere che ogni dono viene da lui. I doni rivengono a Dio, nel doppio senso per cui essi ritornano a colui da cui provengono e tornano verso colui cui appartengono”.
 
Abramo, ha spiegato il relatore, “aveva riconosciuto Dio come il donatore dei doni, dato che aveva accettato di riconoscere Isacco come il principale dei doni donatigli da Dio e quindi dovuti a Dio. Questo abbandono del dono di Isacco da parte di Abramo, abbandono che lo rende al suo donatore e lo riconosce come donato, compie tutto quel che Dio attendeva come sacrificio”.
 
Così, “non importa più che Abramo uccida, elimini e scambi suo figlio a vantaggio di Dio perché si compia il sacrificio domandato; importa piuttosto ed esclusivamente che egli riconosca suo figlio come un dono donato, che riconosca questo dono rendendolo al suo donatore”. “Sollevandolo dal dovere di sacrificare Isacco - ha concluso Marion - Dio non rifiuta il sacrificio di Abramo, ma annulla solamente la messa a morte, poiché essa non appartiene all’essenza del sacrificio”.