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La Chiesa al fianco di disoccupati, imprenditori, famiglie e giovani   versione testuale








«Auspichiamo tutti con molta fiducia e insistenza che il nuovo governo possa veramente affrontare in mo­do efficace la gravissima situazione economica e lavorativa, che grava sulla gente. Questo è il nostro auspicio». È orientato alla speranza il commento che il presidente della Cei, cardinale Angelo Ba­gnasco, ha rilasciato ieri alla vigilia del 1° maggio, a margine della Messa celebrata per il precetto pa­squale presso la Banca Carige, a Genova. «Per que­sto pregheremo – ha aggiunto il porporato – e per questo ognuno porterà il proprio contributo, al proprio livello. C’è veramente bisogno di uscire da questa situazione di stallo pesante, che grava su tante famiglie e sui giovani in modo particolare che non riescono a entrare nel mondo del lavoro. Bisogna comunque avere fiducia e collaborazio­ne ». La preghiera mariana è la scelta della diocesi per la giornata di oggi: affidare a Maria Regina di Ge­nova i disoccupati, i precari, i giovani, le aziende in difficoltà, il lavoro che manca e il futuro della città. Un’iniziativa che si svolge per la prima volta in concomitanza col 1° maggio, organizzata dal Servizio per la pastorale giovanile e l’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro alle 18 con l’arcivesco­vo Bagnasco nella basilica di Nostra Signora delle Vigne. «Stiamo mettendo in rete le tante realtà ec­clesiali impegnate nella formazione e nell’avvia­mento al lavoro, nell’orientamento e nell’assi­stenza », come spiega don Gian Piero Carzino, re­sponsabile per la pastorale sociale. Si pensa alla creazione di cooperative per offrire possibilità la­vorative concrete. 
A Napoli ieri sono stati protagonisti i familiari del­le vittime del lavoro, le delegazioni dei lavoratori e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali: al­la Messa celebrata ieri mattina al Porto dal cardi­nale Crescenzio Sepe c’era chi il lavoro lo reclama e chi ne è stato vittima. L’arcivescovo si è interro­gato sul senso «di celebrare la festa del lavoro in un’epoca in cui, il lavoro scarseggia e va finendo. L’uomo senza lavoro è un’anima morta. È attra­verso il lavoro che si realizza l’uomo ed è attraver­so il lavoro dell’uomo che si costruisce il bene co­mune in una società libera e giusta. Non più man­canza di lavoro, che drammaticamente affligge la nostra società e mina nelle fondamenta la famiglia. Vogliamo far sentire la voce di chi non vuole ar­rendersi, di quelli che rischiano di soccombere sot­to il peso dei sacrifici e della povertà; di chi vuole difendere la dignità del lavoro e dei lavoratori».
«È segno dell’intelligenza della carità – ha detto ie­ri sera alla veglia della diocesi di Milano per il la­voro all’Ortomercato il cardinale Angelo Scola – inventare nuove forme, attingendo alla sapienza della Dottrina sociale della Chiesa, per realizzare interventi di aiuto, a tutti i livelli, a beneficio delle famiglie in difficoltà nel far quadrare il bilancio: per offrire nuove opportunità di lavoro, per rige­nerare il tessuto sociale ed economico, per recu­perare il senso ultimo del lavoro umano, per ri­flettere sulle sue forme. È quanto si sta tentando con la seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro» recentemente rilanciato da Scola sulla base del­l’intuizione del suo predecessore cardinale Tetta­manzi.
«Restituiamo la dignità al Paese creando lavoro per tutti». Lo afferma la dichiarazione il presidente del­la Commissione Cei per lavoro, giustizia e pace, monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di 

Campobasso. «La politica – ha aggiunto – faccia strada a uno sviluppo concreto e recuperi la sua credibilità». Accorato l’appello del vescovo di Vit­torio Veneto Corrado Pizziolo per i lavoratori del­le aziende della zona Zumellese in grave crisi, con 600 posti a rischio nella sola Acc di Mel: «In que­sto momento difficile – scrive in un messaggio – è necessaria la massima coesione di tutte le forze so­ciali e delle istituzioni pubbliche. Il lavoro è il pri­mo bene da salvare perché rappresenta la vita stes­sa delle persone e la loro realizzazione». «Lo sfor­zo da fare per uscire da questo tunnel senza luce – gli fa eco il vescovo di Adria-Rovigo Lucio Sora­vito De Franceschi alla veglia diocesana di ieri – è quello di cercare tutte le forme di solidarietà, di collaborazione, di aiuto reciproco che sono possi­bili. I problemi non si risolvono con la concorren­za ma solo con la convergenza, cioè con la colla­borazione ». «La preghiera – ha scritto alla diocesi il vescovo di Padova Antonio Mattiazzo invitando all’iniziativa della diocesi per il lavoro l’8 maggio – non risolverà magicamente i problemi, ma ci aiu­terà a far scorrere nei nostri cuori lo Spirito di Dio, affinché non perdiamo la speranza, le nostre in­tenzioni siano purificate e orientate alla giustizia e al bene comune». 

 
Avvenire, 1 maggio 2013
(hanno collaborato Rosanna Borzillo, Francesco Dal Mas, Adriano Torti) 
 
 
ultimo aggiornamento 15/10/2015