“La violenza contro le donne è un’emergenza nazionale. Ogni anno in Italia sono migliaia le donne che subiscono la violenza di uomini, e oltre cento rimangono uccise. Il luogo principale dove avviene la violenza sulle donne è la famiglia: questo è un fatto accertato e grave”.
Si apre con questa denuncia l’appello “Contro la violenza sulle donne” che i responsabili delle Chiese cristiane in Italia, in rappresentanza di tutte le confessioni presenti nel nostro Paese (cattolica, ortodosse, protestanti), hanno firmato lunedì 9 marzo 2015 al Senato.
“Questa violenza - si legge nel testo dell’appello - interroga anche le Chiese e pone un problema alla coscienza cristiana: la violenza contro le donne è un’offesa a ogni persona che noi riconosciamo creata a immagine e somiglianza di Dio, un gesto contro Dio stesso e il suo amore per ogni essere umano. Il rispetto della vita e la pari dignità di ogni creatura sono beni al cuore della fede cristiana, che c’invita ad abbattere i muri che discriminano, escludono, emarginano le donne”.
Le Chiese - per la prima volta insieme su una questione di grande attualità - rivolgono un appello alle istituzioni “scolastiche ed educative, alle agenzie culturali e pubblicitarie, agli organi di stampa perché anch’essi promuovano un’immagine della donna rispettosa della sua identità, della sua dignità e dei suoi diritti individuali”.
Le comunità cristiane in Italia sentono “urgente” la necessità d’impegnarsi in prima persona “per un’azione educativa e pastorale profonda e rinnovata, che da un lato aiuti la parte maschile dell’umanità a liberarsi dalla spinta a commettere violenza sulle donne e dall’altro sostenga la dignità della donna, i suoi diritti e il suo ruolo nel privato delle relazioni sentimentali e di famiglia, nell’ambito della comunità cristiana, così come nei luoghi di lavoro e più in generale nella società”
“Continueremo a pregare, predicare, educare d agire - conclude l’appello - per sradicare la pianta cattiva di culture, leggi e tradizioni che ancora oggi in varie parti del mondo discriminano la donna, non di rado avvilendola nel ruolo di un semplice oggetto di cui disporre”.