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 Progetto Culturale - Punto di vista - Sardegna, un cammino di speranza 

n° 131 - 20 marzo 2014

Sardegna, un cammino di speranza

 

Per capire la questione    

Non un documento sul tema del lavoro ma un invito affinché tutti si adoperino per il bene della Sardegna. La lettera pastorale dei vescovi sardi “Sui più urgenti problemi sociali e del lavoro”, che ha per titolo “Un cammino di speranza per la Sardegna”, è una fotografia realistica della situazione dell’Isola. I vescovi indicano l’urgenza di percorrere nuove strade nella realtà del lavoro e delle imprese, nella vita delle famiglie, nelle responsabilità educative, nel servizio delle istituzioni, nella sfida della mobilità sociale e umana. Un’attenzione particolare viene data al mondo dei giovani, a cominciare da quelli che, ormai adulti, non sono mai entrati in una vera attività lavorativa e rischiano di invecchiare nella disoccupazione. Un danno gravissimo, non solo dal punto di vista economico, ma per l’identità di ciascuno.
Il documento arriva dopo una lunga elaborazione. Avviato tempo addietro dall’allora vescovo di Nuoro, monsignor Pietro Meloni, è stato portato avanti da monsignor Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato per la Pastorale Sociale e del Lavoro. La visita di Papa Francesco, lo scorso 22 settembre, ha dato nuovo impulso al lavoro sul documento, dopo una richiesta fatta dal Santo Padre, che aveva infatti tracciato per i pastori delle Chiese isolane un percorso impegnativo, affidando loro il compito di promuovere un discernimento serio, realistico, ma orientato anche verso un cammino di speranza.
E alla speranza fa riferimento il documento proposto, con un elemento imprescindibile: l’unione di tutte le forze della società sarda per lavorare assieme alla rinascita dell’Isola. Il documento dei presuli isolani, dedica spazio alla missione educativa della scuola, quella pubblica statale e quella pubblica paritaria, quest’ultima riesce ad assicurare alle famiglie quella libertà di scelta del percorso educativo per i propri figli, diventando così strumento di pluralismo culturale di cui ha bisogno una società veramente democratica. Nella lettera viene fatto riferimento anche a chi ricopre incarichi pubblici: “chi è stato chiamato a questo compito – dicono i vescovi - deve dedicarsi con vero spirito di servizio e deve lasciarsi guidare dai principi della solidarietà”.
A proposito di questo termine monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza Episcopale sarda - ha evidenziato come sia necessario che questa parola sia sdoganata dal significato di assistenza. “Nella “Caritas in Veritate” – ha detto l’Arcivescovo di Cagliari – si legge che un valore non economico come la solidarietà in realtà sia capace di far crescere l’economia. Noi come Chiesa sarda ci stiamo impegnando nella definizione di un Osservatorio del Sociale, che è già in essere, con esperti del settore che ci aiutano a crescere nella conoscenza di queste tematiche”.
Roberto Comparetti
 

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