Non è un optional per i cattolici l’impegno in politica. Anzi, la loro presenza diffusa sul territorio già dice «la volontà di reagire sia alla tentazione di chiudersi nel privato e di scaricare su altri l’incombenza di prendersi cura della cosa pubblica, sia a quella di farsi prendere dalla sfiducia e dalla diffidenza». Perciò monsignor Mariano Crociata esorta: «Dobbiamo evitare gli scogli dell’anti-politica come quelli della fuga dalla politica». Infatti la scelta di chiudersi nel privato, nella convinzione che nel piccolo si possa vivere tranquilli, «equivarrebbe all’illusione che una nave possa andare tranquilla nel suo viaggio, mentre tutti (a cominciare dal capitano) pensano solo a divertirsi». Il segretario generale della Cei ha concluso ieri il Convegno su “Educare alla cittadinanza responsabile”, organizzato dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e dal Servizio nazionale per il Progetto culturale, al posto del cardinale presidente, Angelo Bagnasco. L’arcivescovo di Genova, infatti, non ha potuto raggiungere Roma a causa di una lieve influenza. È toccato, dunque, al vescovo tirare le somme della due giorni che ha riunito nella Capitale i responsabili delle 96 scuole e iniziative di formazione all’impegno socio-politico promosse dalle diocesi. Un ulteriore segnale, ha sottolineato Crociata, del fatto che «il mondo cattolico ha viva coscienza della sua responsabilità nei confronti del Paese». Dalla società italiana, infatti, sale «una domanda, un bisogno oggettivo di partecipazione e noi cattolici – ha detto il segretario generale della Cei – abbiamo la tradizione e la cultura adeguate per rianimare il senso della solidarietà e del bene comune nel territorio e in tutta Italia». Per questo il vescovo ha espresso «la gratitudine e l’apprezzamento della Chiesa per quanto le scuole di formazione stanno svolgendo». E ha incoraggiato, anche sulla scorta delle risultanze del convegno, a continuare tale impegno, qualificandolo sempre meglio. A tal fine Crociata ha richiamato l’importanza di «fare rete e creare un collegamento che permetta la circolazione delle esperienze, il loro collegamento, la loro crescita». Serve perciò «l’elaborazione di una proposta organica di scuola, che non escluda la varietà delle iniziative, ma che costituisca una sorta di modello ideale di riferimento, nella convinzione che la formazione richiede organicità, coerenza, articolazione disciplinare completa, metodo, temi di maturazione, percorsi di esperienza, dove il rapporto con la realtà locale è decisivo». Le persone, ha aggiunto il vescovo, «non sono prodotti di serie; dai percorsi formativi realizzati dalle scuole siamo certi che nasceranno nuove vocazioni al bene comune, nuovi politici, nel locale e oltre». Infine Crociata ha citato un passo della prolusione di Bagnasco al Consiglio Permanente di gennaio: «L’importanza di non perdere alcune parole antiche, che possono contribuire a un nuovo alfabeto sociale». Queste parole (vita e famiglia, lavoro e partecipazione, libertà e relazione, politica e rappresentanza) vanno rilanciate dalle scuole ». L’ultima giornata del convegno ha visto anche l’intervento di don Walter Magnoni, direttore del servizio per la pastorale sociale dell’arcidiocesi di Milano. Positivo il bilancio finale tracciato da monsignor Angelo Casile, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale. «Adesso bisogna continuare secondo le linee tracciate». Mimmo Muolo