Emergenza educativa
"La parola emergenza evoca un allarme: l‘emergenza educativa è un allarme sociale perché vi sono molti segni che le regole della buona convivenza e del rispetto tra le persone vengano violate".
Così Eugenia Scabini, preside della Facoltà di psicologia allUniversità cattolica del Sacro Cuore di Milano a pochi giorni dalla presentazione del Rapporto-proposta dal titolo La sfida educativa edito da Laterza. E‘ decisiva però la modalità della reazione a questo allarme - aggiunge la psicologa -: si può tentare di fuggire, per esempio rifugiandosi nel buon tempo antico) oppure si possono cercare soluzioni concentrandosi prevalentemente o esclusivamente sullattuazione di norme. Ma c‘è una terza via: l‘allarme fa emergere - ecco un altro modo di intendere emergenza - la realtà che sta sotto l‘attuale crisi. L‘esperienza educativa tocca il nodo critico del passaggio del patrimonio culturale, morale e spirituale tra le generazioni.
Un passaggio che sta al centro delle relazioni famigliari, ma non può essere ad esse confinato, tocca infatti la responsabilità delle generazioni adulte nei confronti di quelle che stanno crescendo e pone a tutti l‘ineludibile domanda se e perchè la vita vale la pena di essere vissuta - sottolinea Scabini -. Porre questa domanda e tentare di rispondervi: ecco il modo genuino per introdurci all‘avventura educativa.
In più occasioni nel Rapporto-proposta si legge che leducazione è il bene pubblico per eccellenza. Cosa si può fare per rilanciare questo bene pubblico?
Un vecchio proverbio popolare tedesco recita che pubblico è ciò sta a cuore a ciascuno - risponde la professoressa -. Molto spesso, invece il termine pubblico assume un significato indifferenziato e generico come dire che ciò che è di tutti essendo di tutti indistintamente, non appartiene a nessuno. Cosi è per leducazione: è un bene pubblico per eccellenza ma sulla base della seconda accezione. Non si investe di su di essa, non le si dedica attenzione sociale, non la si cura come un valore, come un patrimonio. Così si finisce per perderla o per renderla un simulacro sociale, svuotata di contenuti - prosegue Scabini -.
Per rilanciarla occorre capovolgere la prospettiva, rimetterla al centro dellattenzione delle relazioni interpersonali, sociali e istituzionali, averne cura e avere cura del patrimonio etico che mediante essa si trasmette tra le generazioni. Leducazione come bene è pubblico in quanto ognuno è ad esso appassionato, lo sente come suo e come tale lo promuove. E questa passione che va ritrovata e rivivificata, per ritrovare e rivivificare il futuro delle giovani generazioni.