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La guerra ha una matrice di fondo: la fame, il dolore, la morte. I popoli vogliono uscirne. Qui entra in campo Dio. Dio è evocato dai popoli per salvare dal dolore e dalla morte. Così Emanuele Severino nel prendere la parola dopo le relazioni di Angelo Panebianco e di Luigi Cimmino sul tema Dio e la violenza, discussione fatta a partire dal testo del filosofo A Cesare e a Dio. Guerra e violenza in controluce . La tavola rotonda, moderata da Eugenia Scabini, si è tenuta ieri sera nellambito del convegno Dio oggi promosso dal progetto culturale della Cei. Se davvero la guerra è sfuggita al controllo della politica - ha aggiunto il filosofo - allora nessuna speranza per arginare il caos è possibile. Inoltre, ha precisato, la statualità è, in mezzo a tante tragedie, quell‘ordine di cui gli uomini continuano a avere bisogno per garantirsi la sopravvivenza. Eugenia Scabini, ha replicato a un‘accettazione passiva dell‘agire violento, affermando che la radice della violenza è il narcisismo cioè l‘uomo che occupa tutto lo spazio e quindi l‘uomo che dimentica di essere mendicante. L‘uomo nella misura in cui esce da questa condizione di mendicate chiude e spezza la violenza e puņ acchiappare quel mistero che lo accomuna al fratello. (sir) |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 12-DIC-09
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