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La figura umana è unefficace e reale icona di Dio anche se non ne esaurisce la realtà piena. Lo ha affermato monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sottolineando che si abbozza così in modo semplificato ma genuino il concetto di simbolo che larte dovrà sempre custodire. È possibile dipingere o scolpire Dio sulla scia del modello che egli ci ha offerto, la creatura umana, ha ribadito monsignor Ravasi per il quale in tal modo si esclude una radicale ineffabilità e invisibilità divina e, dunque, ogni iconoclasmo. Ma al tempo stesso, ha avvertito, si proclama lirriducibilità della divinità a un modello rappresentativo totalizzante, lasciando sempre aperta la distanza dellinfinito e delleterno. Nella relazione pronunciata nel corso della seconda sessione del Convegno Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto, monsignor Ravasi ha ricordato che oltre che nelluomo ‘immagine divina, è nella Parola che si esprimeva il volto del Dio biblico. A Gesù Cristo, cioè, è affidata la missione di ‘narrare il Padre. È lui stesso a ricordarci - ha osservato Ravasi - che, fissando lo sguardo in lui, è possibile rintracciare i lineamenti del Padre, come accade in ogni figlio. In questo modo, ha concluso, larte è la narrazione visiva dellesperienza dellincontro con un volto, una parola, unimmagine veramente visibile perché incarnata. Leggi l‘intervento integrale |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 11-DIC-09
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