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La bellezza è il volto dell‘amore, che risplende nella desolazione. Lo ha affermato Roger Scruton sottolineando che nel dubbio e nella desolazione, artisti, scrittori e musicisti si sono aggrappati alla prospettiva della bellezza quale prova dell‘influenza sempre viva esercitata dall‘amore, dalla speranza e dall‘idealità umana. Secondo il filosofo, intervenuto alla seconda sessione dell‘evento internazionale "Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto", non vi è sicuramente prova maggiore del bisogno religioso dell‘uomo, né della presenza nelle nostre esistenze di un amore che non conosce condizionamenti e che non può essere sconfitto. Già la prima arte moderna, ha spiegato Scruton, si è configurata come il tentativo di santificare il nostro mondo attraverso il perseguimento della bellezza artistica. Di fronte al dolore, all‘imperfezione e alla transitorietà delle nostre affezioni e delle nostre gioie - ha detto - miriamo ad archetipi più perfetti. Della condizione umana cerchiamo di fare icone che possano essere contemplate. All‘arte chiediamo di riassicurarci sulla sensatezza della vita in questo mondo e sulla redenzione della sofferenza. Nel secolo XX, poi, mentre gli orrori si succedevano l‘uno all‘altro, ognuno più terribile del precedente - ha continuato il filosofo - si è guardato all‘arte per ottenere quella riassicurazione decisiva circa il fatto che la vita umana non è solo una storia insulsa di nascita e decadimento, che una forza redentrice è attiva al cuore stesso delle cose e che il nome di questa forza è amore. Così, molte opere d‘arte del secolo XX, cercano di accendere una luce nell‘oscurità totalitaria, di trovare la bellezza nella sofferenza e di mostrare l‘amore che agisce nel mezzo della distruzione. Leggi l‘intervento integrale |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 11-DIC-09
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