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Un Dio d‘amore come centro della nuova evangelizzazione
di Aldo Schiavone


L’immagine di Dio custodita nel cuore e nella testa degli uomini cambia col tempo, con le culture, con il mutare delle condizioni della vita materiale. L’idea di Dio di un abitante della Palestina nel I secolo d. C. non può essere confrontata con quella di un crociato medievale, né tantomeno con quella di una donna della Los Angeles del XXI secolo. 
Ricordare questo stato di fatto non vuol dire solo rifarsi a uno scontato principio di storicizzazione. Significa piuttosto ricordare che se l’eterno incontra il tempo, e vi si immerge, il riflesso che scaturisce da questo contatto non può che diventare anch’esso, in qualche modo, un prodotto della storia.
Se accettiamo questa prospettiva, la domanda che dobbiamo porci, qui e ora, non può che essere quale immagine di Dio sia più corrispondente e vicina alla straordinaria rivoluzione che la storia della nostra specie si appresta a vivere, quella che ci porterà verso un umano “post-naturale”.
E la risposta, credo, non può essere altro che un Dio d’amore. Un’immagine di Dio costruita in modo totale sull’amore, e solo su quello.
Un Dio d’amore - e null’altro, con un’intensità mai prima sperimentata, resa possibile dalle condizioni del presente - può essere davvero il centro di una nuova evangelizzazione del pianeta, all’altezza della sfida del nuovo millennio.
 
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 10-DIC-09
 

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