www.progettoculturale.it/questionedio - Approfondimenti
DIO OGGI - L‘eclissi dell‘infinito
Verso il convegno Cei (Roma, 10-12 dicembre)



"Se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l‘insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l‘orientamento dove andare. Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente". Da questo pensiero di Benedetto XVI muove il convegno internazionale "Dio Oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto" che il Comitato per il progetto culturale della Cei promuove dal 10 al 12 dicembre a Roma (Auditorium Conciliazione). "Si è scelto di parlare di Dio e di farlo con la convinzione profonda che non c‘è ambito della vita umana che non venga toccato da una simile questione - spiegano gli organizzatori -. Che si parli di filosofia, di arte, di scienza, di politica, di letteratura o del modo in cui ciascuno di noi conduce la sua povera vita, è Dio che fa la differenza". Alla prima sessione dell‘incontro, "Il Dio della fede e della filosofia" (10 dicembre), interverranno i cardinali Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, e Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale, oltre ad Andrea Riccardi e al filosofo Robert Spaemann. Del tema della sessione abbiamo parlato con Luigi Alici, docente di filosofia morale all‘Università di Macerata (cfr anche SIR 76-77-78/2009).

In questo momento della storia, ricco di grandi possibilità ma al tempo stesso segnato da una profonda crisi economica e da serie minacce per l‘umanità, il mondo del pensiero può rimanere ai margini, o è necessaria una seria riflessione sui fondamenti della civiltà umana, sulle "grandi domande" dell‘uomo?
"Nell‘arco degli ultimi decenni si è assistito ad uno spostamento di attenzione e di impostazione della ricerca filosofica. Vi è l‘impressione che si stia passando da una stagione di perdita delle risposte ad una stagione di rinuncia alle domande che per certi aspetti rappresenta un arretramento rispetto alla perdita delle domande. Essa infatti segnala una difficoltà da parte della ragione contemporanea a trovare un nuovo profilo per articolare le questioni grandi. Oggi la ragione filosofica sembra ormai prendere le distanze dal nichilismo in cui si sta chiudendo la stagione moderna, ma avverte che l‘eredità della ragione illuministica forte è stata in un certo senso assorbita dalla tecnologia. Dinanzi ad un modello di razionalità debole rispetto a questioni più grandi di lei, spesso la ragione esita tra semplificazioni polemiche e banalità inutilmente erudite".

In tale ambito quali sono "compiti" e "responsabilità della filosofia?
"In termini negativi, credo che oggi la riflessione filosofica dovrebbe impegnarsi in un‘opera di coraggiosa e radicale demitizzazione degli assoluti terrestri: certamente la filosofia non può darci il paradiso, ma può dirci se ne abbiamo bisogno e dove non dobbiamo cercarlo. In termini positivi mi sembra di poter indicare tre linee di impegno per questa ricerca. La prima riguarda la capacità dell‘intelligenza, il recupero di una sua lungimiranza critica che deve ritrovare una fiducia conoscitiva che oggi sembra avere smarrito. In secondo luogo è essenziale che in un dialogo interdisciplinare la riflessione filosofica si adoperi per riqualificare il problema antropologico, elaborando una visione della persona umana centrata sulla sua profondità spirituale. Questa riflessione dovrebbe infine impegnarsi nello sviluppare una robusta etica della responsabilità che prenda le distanze dagli eccessi di un‘etica centrata sul principio di autonomia. Un‘etica della responsabilità è sempre eterònoma, ossia invita a cercare la fonte della responsabilità al di fuori dell‘essere umano in un orizzonte che oltrepassa il singolo individuo".

Dalla condizione di "sazi e disperati" sembra si stia diffondendo la tendenza a vivere "sazi e non disperati", ossia a vivere bene senza Dio…
"In rapporto alla questione di Dio, oggi dobbiamo misurarci con un mondo popolato di suoi surrogati idolatrici. Più che l‘ateismo, il vero problema è costituito dalle idolatrie del piacere, del potere e dell‘avere. La tentazione idolatrica attraversa tutti - anche la comunità cristiana - perché l‘idolatria è in un certo senso una patologia del credere, risultato di un investimento distorto che l‘essere umano opera quando sposta la sua attenzione dall‘infinito al finito. Se guardiamo al nostro tempo con questa chiave di lettura posiamo comprenderne uno dei fenomeni dominanti: il paganesimo di ritorno che caratterizza il costume contemporaneo. Esso, in positivo, attesta che l‘essere umano non può non credere: o crede in un assoluto trascendente, o crede in un idolo. Purtroppo all‘eclissi dell‘infinito corrisponde sempre una crescita delle idolatrie".

Pur senza voler incorrere in semplificazioni improprie, in che modo, a suo avviso, la filosofia tratta oggi la "questione di Dio"?
"All‘interno della filosofia contemporanea, che peraltro non costituisce certamente un‘entità omogenea, esistono, soprattutto sul versante delle etiche della responsabilità, alcuni contributi molto interessanti per ripensare il rapporto dell‘essere umano con il bene. Esiste però anche una forte tentazione politeistica, presupposto delle idolatrie di cui si è già parlato. È interessante notare come sia stato proprio il dibattito su alcuni irrigidimenti in senso fondamentalistico dei monoteismi ad avere aperto la strada ad un ritorno ingenuo al politeismo, che si manifesta come politeismo dei valori ma anche sotto forma di relativismo conoscitivo".

Ma un pensiero filosofico che rifiuti ogni apertura metafisica, cioè che si fermi ai soli dati empirici e verificabili, può condurre alla piena verità sull‘uomo?
"Intorno ad una riabilitazione in senso metafisico della filosofia è aperto un dibattito non scevro da equivoci. Un filosofo cattolico contemporaneo come Jean-Luc Marion ritiene, ad esempio, che sia possibile elaborare una riflessione filosofica prescindendo dalla metafisica. Dopo la crisi del razionalismo moderno il problema consiste quindi nella necessità di recuperare un‘accezione plurale di metafisica. Una metafisica che riprenda alcune istanze del pensiero classico, ammetta i propri limiti e non prometta più di quanto possa mantenere, ma che riconosca l‘uomo come un essere in cui il finito e l‘infinito si toccano. L‘infinito non è esterno all‘uomo; è una componente fondamentale che fa dell‘essere umano un essere anomalo rispetto a tutti gli altri enti. Questo è il compito metafisico ridotto all‘essenziale".

Il filosofo Robert Spaemann afferma che bisogna credere in Dio "semplicemente perché Dio esiste" ed "è dalla sua esistenza che tutto acquista un senso". Cosa dire a chi chiede le prove dell‘esistenza di Dio?
"Alla luce della modernità direi che più che dimostrarla è possibile mostrarla. Non solo attraverso la buona testimonianza dei credenti, ma attraverso un esercizio condiviso e umile della ragione filosofica che parta dalle domande di senso, dalla proiezione e dal valore infiniti della persona umana, ed anche dalla domanda etica. Il mistero di Dio non si può confinare in una nicchia; deve poter essere esplorato all‘interno di queste vie. È importante che la ricerca filosofica torni ad appassionarsi a domande grandi anche se trova risposte piccole. Le domande grandi rendono grande ogni risposta".


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 19-NOV-09
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed