Cresce ogni giorno di più il consenso diffuso, sia in ambito ecclesiale che in quello civile, circa la rilevanza dellattuale emergenza educativa, che appena pochi giorni fa, nel corso della sua visita pastorale a Viterbo, Benedetto XVI definiva ineludibile e prioritaria, «grande sfida per ogni comunità cristiana e per lintera società». Se però si alzano numerose le voci che denunciano la crisi che attanaglia la riflessione e lopera educativa, non è frequente che si giunga anche a individuarne le cause e a prospettare delle linee di intervento per una inversione di rotta. Il rapporto-proposta del Comitato per il progetto culturale "La sfida educativa", da oggi nelle librerie di tuttItalia, ha il pregio di non limitarsi alla segnalazione della debolezza educativa che caratterizza la società odierna, comprese molte comunità cristiane, ma si spinge ad additarne le cause principali e suggerisce gli obiettivi da perseguire per tornare dallesilio educativo in cui sembra essersi confinata la civiltà occidentale. Davanti a un certo smarrimento delle motivazioni fondamentali delleducazione, il Comitato per il progetto culturale evidenzia la necessità di ritrovare il "baricentro" dellesperienza formativa, ossia una vera sapienza antropologica e una visione non riduttiva del fatto educativo. «Con il termine educazione - rammenta Benedetto XVI nella Caritas in veritate - non ci si riferisce solo allistruzione o alla formazione al lavoro, entrambe cause importanti di sviluppo, ma alla formazione completa della persona». A questo proposito, prosegue il Papa, «va sottolineato un aspetto problematico: per educare bisogna sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura. Laffermarsi di una visione relativistica di tale natura pone seri problemi alleducazione, soprattutto alleducazione morale, pregiudicandone lestensione a livello universale». Tra le povertà del nostro tempo, va annoverata anche la dimenticanza dellirriducibilità della persona umana, quotidianamente attraversata dalla questione del senso del vivere e del morire, e del suo costitutivo essere relazione con il mondo, con gli altri, con linfinito. Educare, dunque, è accompagnare ciascun individuo, lungo tutta la sua esistenza, nel cammino che lo porta a diventare persona e ad assumere quella "forma" per cui luomo è autenticamente uomo. Tornando alle parole di Benedetto XVI a Viterbo, leducazione «è proprio un processo di Effatà, di aprire gli orecchi, il nodo della lingua e anche gli occhi». Ciò non potrà avvenire, però, senza lopera paziente e qualificata di educatori credibili e autorevoli, capaci di "generare" in un contesto di fiducia, di libertà e di verità. Non ha torto chi sottolinea come lattuale crisi educativa riguardi primariamente la generazione adulta, cui spetta mostrare con la vita ciò che realmente vale e trasmettere uneredità viva, da scoprire e rinnovare con responsabilità. Ugualmente essenziale, infatti, è da considerare il legame con la tradizione in cui siamo innestati, che lungi dal ridursi a mera conservazione del passato e dallimprigionare le risorse più nuove e originali, rende possibile indirizzare proficuamente laspirazione di ogni uomo a una pienezza di vita e di felicità. Come attesta con chiarezza la rivelazione cristiana, essere uomo equivale ad essere figlio. È una proposta umanizzante quella che affiora dalle pagine de "La sfida educativa", i cui capitoli spaziano dalla vita familiare al senso delle istituzioni scolastiche, senza tralasciare il compito educativo della Chiesa e i numerosi fattori in gioco: linarrestabile flusso comunicativo, i bisogni e i desideri espressi nel lavoro e nel consumo, i nuovi luoghi in cui si costruisce la persona. Con la stesura del rapporto-proposta sulleducazione, il progetto culturale della Chiesa italiana si conferma attento alle dinamiche vive della società italiana ed essenziale sia per una maturazione culturale della fede, sia per quellallargamento degli orizzonti della razionalità che Benedetto XVI non cessa di invocare. «Solo dalleducazione viene la bussola per potersi orientare dentro il pluralismo parossistico della società», ha osservato nel suo intervento al Convegno ecclesiale di Verona il professor Lorenzo Ornaghi, rettore dellUniversità Cattolica. Occorre perciò - ci ricorda oggi il rapporto-proposta del progetto culturale - il coraggio di tornare a educare lintelligenza e il desiderio verso il bene, il vero, il bello.
Card. Angelo Bagnasco, Avvenire, 17 settembre 2009