docente di filosofia morale allUniversità cattolica del Sacro Cuore di Milano
Francesco Botturi, docente di filosofia morale allUniversità cattolica del Sacro Cuore di Milano, sgombra il campo da incertezze e confusioni sul termine Emergenza e sottolinea: E usato prevalentemente nel senso di urgenza grave. Ma credo che oggi sia di maggior aiuto interpretarlo nel suo significato-base, che indica latto dellemergere, il processo con cui qualcosa si manifesta e mostra la sua importanza. Di questo, infatti, credo che si tratti nel nostro Paese e nellintero mondo globalizzato. La questione educativa, sempre importante, ha un rilievo speciale oggi a motivo dei grandi rivolgimenti strutturali e culturali del mondo intero - sottolinea il filosofo -.
Da un ventennio è divenuto evidente che - per usare una metafora geologica - le placche contentali si sono rimesse in movimento e stanno trasformando la geografia del pianeta: la globalizzazione economica, finanziaria, tecnologica e informatica, le grandi migrazioni e il fenomeno multiculturale, il compimento del processo di secolarizzazione e il nuovo protagonismo delle religioni, la pervasività della tecnologia nel tessuto dellesistenza umana e le nuove domande di senso che ciò provoca sono alcune delle grandi realtà storiche in cui siamo implicati, che dovremmo governare e da cui siamo governati.
In questo contesto educazione è il nome delliniziativa più ragionevole, importante e urgente che si possa intraprendere, per esprimere e trasmettere lidentità umana e umanistica indispensabile per non consegnare il nostro mondo al potere tecnocratico (economico-finanziario e tecnologico civile e militare), nellillusione che in questo stia la chiave di interpretazione del nostro mondo e di quello futuro - aggiunge il professor Botturi -. Educazione vuol dire formazione di soggetti consapevoli e responsabili della propria e della comune umanità, attori protagonisti e non comparse del loro mondo. Come per tutti i beni umani fondamentali (vita, famiglia, socialità, cultura, ecc.), anche per leducazione non vale la separazione di privato-pubblico. Si può parlare di aspetti più privati o più pubblici del processo educativo e delle sue forme, ma non di una ripartizione; soprattutto nel mondo contemporaneo prosegue il filosofo per questo il programma non può essere di rendere pubblico qualcosa che sarebbe privato, ma di far valere - nei modi sociali e politici appropriati - il valore pubblico che liniziativa educativa ha in quanto tale a ogni suo livello. In sostanza, già lopera educativa quotidiana che una mamma compie con il suo bambino nelle mura domestiche ha una valenza pubblica assolutamente rilevante, come si dimostra negli effetti (positivi o negativi) nella vita del bambino divenuto maggiorenne. Tutto ciò porta per logica conseguenza allistanza di riconoscimenti istituzionali, economici, fiscali, ecc del lavoro educativo.
Nella condizione storica dell emergenza educativa contemporanea deve crescere la coscienza della portata antropologica, etica e politica delleducare: questo è il compito di una cultura delleducazione.