Il problema: il disorientamento dei giovani (e non solo loro) di fronte al lavoro
Che posto ha il lavoro nella vita dei giovani doggi? Che senso ha dire che dobbiamo educare i giovani al lavoro? Bisogna partire dal fatto che, per la cultura dominante, queste domande hanno poco o nessun senso. Infatti prevale lo stereotipo secondo cui vengono a mancare non solo le opportunità oggettive di lavoro, ma anche lidea stessa del lavoro. Molti fra gli stessi studiosi parlano di «fine del lavoro» e di «fine della società del lavoro». I giovani sarebbero la testimonianza più evidente di questa situazione di dissolvimento del lavoro. Chiedersi che cosa significhi educare al lavoro sembra essere - per la cultura più diffusa - una domanda priva di qualsiasi speranza di risposta. Si tratta, allora, di capire se questa sia veramente la situazione, o se piuttosto non ci sia una sorta di annebbiamento della coscienza personale e collettiva, che distorce il senso del lavoro, lo scenario delle opportunità di lavoro e quindi anche i requisiti formativi per realizzare tali opportunità. La nostra risposta è che, dietro alcuni parziali elementi di realtà, la visione cosiddetta postmoderna delle cose sia profondamente errata e fuorviante. Occorre rivedere completamente il modo di intendere il lavoro oggi e, di conseguenza, il senso delleducare al lavoro. Leducazione al lavoro rappresenta una nuova istanza antropologica che, nellera della globalizzazione, può essere soddisfatta solo ricorrendo ad un nuovo paradigma pedagogico e capace di socializzare.
Estratto da La sfida educativa Rapporto-proposta sulleducazione a cura del Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana
Riferimenti bibliografici
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