Progetto Culturale - Nel Cantiere
Che cos‘è la democrazia?
Desideri, autodeterminazione, convivenza



Anche alla luce delle imminenti elezioni europee si fa sempre più urgente una riflessione sul significato della parola democrazia, e dei principi e dei diritti che ne ispirano le attuazioni e le declinazioni. 

Oggi si usa sempre più frequentemente la qualifica di diritto per descrivere aspetti della vita che sono più semplicemente possibilità, desideri, opzioni, facoltà. Si tratta spesso di nuovi diritti che prescindono dalla visione dignitaria che fu alla base della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani del 1948. 

Chiaramente, ogni desiderio che viene riconosciuto come nuovo diritto crea infatti un «nuovo dovere» che inevitabilmente incide su altri diritti. E ciò in Europa avviene sia a livello nazionale che Unitario. 

Dopo i diritti all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio tra omosessuali, alla procreazione, l’illustre costituzionalista Marta Cartabia - relatrice dell‘appuntamento organizzato dal Centro Culturale di Milano per il 30 marzo alle ore 21.00 presso  l‘Aula Magna dell‘Università Cattolica -  ha recentemente sottolineato che le maggiori preoccupazioni di Strasburgo si rivolgono ora verso le estensioni dei diritti nati sul tronco del principi di non discriminazione e di autodeterminazione. 

L’attuazione di questi principi si sta rivolgendo in primo luogo verso le cosiddette istituzioni chiuse, cioè proprio in quei luoghi dove si svolge la vita sociale della gente: scuole, ospedali, luoghi di lavoro, associazioni, chiese, famiglia.

Come osserva la stessa Cartabia si sta rischiando così una pericolosa omologazione culturale, in nome di una astratta idea di uguaglianza senza legami si finirà per negare molti spazi di libertà.
Su queste tematiche  una delle voci più chiare ed insistenti è quella di Benedetto XVI. Già nel suo discorso alle Nazioni Unite della primavera scorsa, il pontefice ricordava che il fenomeno del diritto  nasce innanzitutto dalla dimensione intersoggettiva propria di ogni persona, in ogni cultura e in ogni contesto sociale e culturale: «I diritti e i conseguenti doveri seguono naturalmente dall’interazione umana». 

In secondo luogo ha  affermato che la radice dei diritti e dei doveri è dunque nell’esperienza elementare della persona, perché essi «sono il frutto di un comune senso della giustizia, basato primariamente sulla solidarietà fra i membri della società e perciò validi per tutti i tempi e per tutti i popoli».

Più recentemente il Papa ha ribadito questa sua analisi anche nel Discorso al mondo della cultura tenuto presso il Collège des Bernardins a Parigi. 
Lo stesso professor Pierre Manent, - secondo ospite della serata organizzata dal CMC -  testimone diretto di quell’evento, racconta: “Il Papa ha aperto una prospettiva che rinnova la nostra visione d’insieme dello sviluppo occidentale perché offre una sintesi non eclettica tra l’Europa che ha ricevuto la filosofia e l’Europa che ha ricevuto il cristianesimo”. 

Come ha detto lo stesso pontefice “Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione”.

Sposando questa concezione del bene comune esplicitata dal Santo Padre, Pierre Manent ha lanciato una provocazione al mondo politico: “Oggi la legittimità democratica non si fonda più su una base razionale, ma su una affettiva, e ciò è dimostrato dal sentimento aggressivo dell’eguaglianza, dal fatto che ciascuno vive come vuole, perché lo vuole, e perché lo vale, dunque occorre difendere la difesa della ragione fatta da Benedetto XVI al bisogno di democrazia. 

Un percorso culturale complesso, in cui l’Europa può e deve giocare un ruolo centrale: «non l’Europa delle istituzioni, l’Europa astratta già bocciata dai referendum sulla carta costituzionale … Ciò che serve è l’Europa come referente spirituale».


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 23-MAR-09
 

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