Gesù, colui che ci ha fatto capire che siamo tutti figli di Dio

di Ernesto Diaco

“Come si fa a non restare affascinati dalla figura di Gesù Cristo? Si legge il Vangelo e ci si chiede: chi è questo qui? Io resto sconquassato dal Vangelo, basta un rigo delle parabole. Ha una forza spettacolare, viene da alzarsi in piedi sulla sedia”.

Lui ne sarebbe capacissimo, e non sarebbe la prima volta. A parlare, infatti, è Roberto Benigni. Si ha un bel dire che siamo in epoca postcristiana, ma la figura di Gesù di Nazaret sembra proprio continuare a lanciare, anche nei nostri tempi così distratti e superficiali, la domanda che si sentirono rivolgere i dodici, quel giorno a Cesarea di Filippo: “Ma voi chi dite che io sia?”.

Pare quasi che la forza e la vitalità di questo dilemma stia nel non lasciarsi mai esaurire dalle risposte già date e nel suo riproporsi lungo la storia alle diverse generazioni e nelle diverse culture. Sì, Gesù continua a raggiungere gli uomini, credenti e non, come un appello presente. Un interrogativo non solo per gli storici e gli intellettuali, ma fortemente esistenziale. “C’è dentro una forza che ti scarabocchia tutta la vita. Ti mette nella condizione di fare ognuno la rivoluzione dentro te stesso”, per dirla ancora con il comico toscano.

La storia però c’entra eccome, come attesta con forza Benedetto XVI in entrambi i libri su Gesù di Nazaret, oltre cinque milioni di copie vendute, in venti lingue. L’hanno dipinto in tutti i modi, ma di Gesù ce n’è uno solo: quello della ricerca critica, così attenta a situarlo nella Palestina del primo secolo, non è diverso da colui che Tommaso chiama “mio Signore e mio Dio”, otto giorni dopo la risurrezione. I Vangeli disegnano una figura storicamente sensata e convincente.

A riproporre il fascino e lo scandalo di questa tesi, attraversando tutti i linguaggi della cultura, sarà nei prossimi giorni il convegno internazionale “Gesù, nostro contemporaneo”, promosso a Roma nell’ambito del progetto culturale della Chiesa italiana. Due anni fa, era stato “Dio oggi” a radunare e mettere a confronto uomini di scienza e di fede dai diversi continenti. Ora si prosegue guardando a Gesù, l’unico uomo nella storia a cui sia stato associato così saldamente il nome di Dio.

Questa, infatti, è la chiave per comprenderlo, così come la scommessa di chi lo accetta o lo rifiuta: il suo legame strettissimo con Dio, l’essersi presentato come “il Figlio” dell’unico Dio. Non semplicemente un uomo illuminato, ma la luce che illumina ogni uomo. “Dopo Gesù – scriveva la poetessa Alda Merini – qualcuno ha imparato a guardarsi negli occhi, a porsi delle domande, a vedere che l’altro non era solo una merce”. Ma, anche lui, un figlio di Dio.

Pubblicato martedì 7 Febbraio 2012 alle 18:31

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