Il cambiamento demografico - Eventi
Caffarra: "L‘individualismo domina la sessualità"
L‘intervento alla presentazione del Rapporto-proposta a Bologna del 1° febbraio


Caffarra: «L’individualismo domina la sessualità. Così l’atto generativo diventa un fatto privato»
« Il politico pensa alle elezioni; l’uomo di stato alle nuove generazioni. Questo libro non rimarrà un grido nel deserto se avremo sempre più uomini di stato».
 
Lo ha detto il cardinale Carlo Caffara introducendo ieri pomeriggio all’Istituto ‘Veritatis Splendor‘ la presentazione bolognese del volume Il cambiamento demografico, a cura del Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. «Il paradigma della maternità e della paternità è stato dissestato da un progressivo passaggio a un paradigma individualista» ha esordito l’arcivescovo.
 
A parere di Caffarra è mutata, in primo luogo, il senso del vissuto della sessualità. «Questa - ha osservato - è stata attraversata da due gravi separazioni: la separazione dall’amore e dalla procreazione. Ambedue vanno nella stessa direzione. Di una visione e di un uso della sessualità dominata dalla cifra individualista, che per sua stessa logica tende ad escludere dall’orizzonte della persona un ragionare in termini di relazioni a medio-lungo termine. Le conseguenze sul piano demografico sono evidenti».
 
Un altro fattore richiamato dal cardinale è la progressiva perdita del senso della diversità sessuale. «La difficoltà di riconoscere l’alterità nella sua differenza quale in modo archetipo si dà a vedere nel dismorfismo sessuale umano - ha ricordato il cardinale - è un fattore decisivo per il cambiamento demografico. Ciò ha portato da una parte ad una progressiva omologazione del femminile e del maschile, e dall’altra a porre l’atto generativo dentro la sfera del puramente privato. Un atto, quindi, che viene socialmente sotto-stimato. Come mi hanno confermato molte madri».
 
Un ultimo elemento del dissesto è la progressiva decostruzione dell’istituto matrimoniale. «Il libro - ha concluso Caffarra - mette in risalto il divario tra la fecondità voluta (gli oltre due figli che mediamente le madri vorrebbero) e quella di fatto realizzata (i circa 1,3-1,4 figli per donna). Dunque esiste ancora una “fecondità voluta” che contrasta il cambiamento demografico. È un punto di partenza».
 
Gian Carlo Blangiardo dell’Università Milano Bicocca ha sottolineato che il cambiamento demografico è dovuto prima di tutto a una famiglia che balla da sola.
 
«C’è una debolezza della famiglia, come tutti i dati confermano, che si forma con sempre maggiore difficoltà, che si accontenta di un figlio solo, a cui si chiede di dare continuità al futuro salvo poi lasciarla in stato di abbandono. Il trend si può invertire solo rivalorizzando la centralità della famiglia».
 
Se, ha aggiunto «riscopriamo il valore di lasciare alle persone la libertà di costruire responsabilmente il proprio futuro questo potrebbe essere un buon modo per venir fuori dalla crisi».
 
Da parte sua il sociologo Sergio Belardinelli ha invitato la politica a rimuovere gli ostacoli di tipo economico e sociale che impediscono alle coppie di procreare quanto vorrebbero.
 
«Il nostro Paese - ha affermato - deve riscoprire il valore sociale dei figli, che sono il nostro più grande capitale sociale. Una società senza figli è una società che avvizzisce e che alla lunga mette in discussione anche le sue logiche democratiche: perché se in democrazia conta il consenso è evidente che i vecchi essendo molto più numerosi avranno sempre il sopravvento sulle nuove generazioni».
 
Stefano Andrini - Avvenire, 2 febbraio 2012 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-FEB-12
 

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