Il cambiamento demografico - Eventi
Ripartire dai dati
Cogliere i segnali di una nuova società


Ripartire dai dati Per cogliere i segnali di una nuova società
 
Per l‘Italia un futuro possibile si può iniziare a intravedere. Qualche previsione può essere avanzata per il prossimo periodo. Non si tratta di guardare nel vuoto e sognare ad occhi aperti, né di leggere il destino attraverso la sfera di cristallo.
Per descrivere uno scenario abbastanza realistico è sufficiente partire dai dati della recente pubblicazioni dell‘Annuario Istat, lasciando nel cassetto la retorica della crisi globale e le varie logiche del mercato o dell‘incapacità della politica.
 
Dalle statistiche riportate trovano conferma alcune tendenze strutturali che stanno iniziando a disegnare una nuova società italiana. Sicuramente si possono interpretare in vario modo, scegliamo allora di privilegiare il punto di vista dei soggetti piuttosto che quello delle istituzioni.
Evidenziamo tre cambiamenti ormai stabili perché aprono questioni fondamentali, se davvero si vorrà investire sul bene comune del nostro Paese e dei suoi cittadini e non perdersi in chiacchiere ideologiche.
Un nuovo popolo. Il primo mutamento riguarda la struttura demografica. In Italia si incrociano tre dati: ci sono tanti anziani, "un residente ogni cinque ha più di 65 ani e gli ultra ottantenni sono ormai il 6%", dice l‘Istat; cresce il numero dei cittadini immigrati, "gli stranieri residenti hanno superato quota 4,5 milioni e sono il 7,5% della popolazione totale", la stragrande maggioranza è tra i 18 e i 39 anni; sono molto pochi i nuovi nati, "il numero medio di figli per donna si attesta a 1,41" al di sotto del tasso di ricambio generazionale.
Dal flusso demografico dei trend ricaviamo una prima indicazione: i giovani saranno sempre più multiculturali e multietnici, mentre avremo una popolazione anziana autoctona sempre più dipendente. Lavorare per una società integrata che accetta e accoglie le diversità diventa quindi un elemento fondativo se si vorrà alimentare la coesione sociale e disinnescare la crescita del sentimento d‘insicurezza che potrà nascere tra le persone più anziane.
La debolezza della forza lavoro. Prendiamo la seconda tendenza dalle trasformazioni nel mondo della produzione. I dati dell‘Annuario dicono che "l‘attività industriale ha registrato un aumento del 6,5%" contemporaneamente diminuisce l‘occupazione standard, quella permanente a tempo indeterminato: "Nel 2010 sono 22.872.000 gli occupati, 153.000 in meno dell‘anno precedente" e salgono le percentuali delle persone disoccupate (8,7%) e degli inattivi (37,8%). Dalla combinazione delle rilevazioni risulta perciò l‘aumento della produttività: ovvero le nostre aziende sono più efficienti e riescono a produrre di più impiegando meno personale. In termini tecnici c‘è un surplus di offerta di manodopera in Italia.
Traiamo una seconda indicazione: le trasformazioni intervenute hanno colpito soprattutto la forza lavoro che è debole perché attraversata da una crisi identitaria, finché non si recupererà il senso del lavoro e la sua socialità, dati dalla combinazione del rapporto tra vita e lavoro e dalla relazione tra compito e frutto del proprio operato, i lavoratori non riusciranno a riconoscere le loro potenzialità.
L‘espansione dei new media. L‘ultima tendenza che sottolineiamo è la crescita degli internauti. Ormai il panorama dei social network e di Internet non è solo ad appannaggio delle giovani generazioni. Gli utilizzatori di Internet arrivano al 51,5% della popolazione e aumentano gli "internauti" tra gli ultrasessantacinquenni, dice l‘Annuario. Si aggiunga poi che il telefono cellulare è presente nell‘89,5% delle famiglie.
L‘espansione dell‘hi-tech informatico segnala l‘ultima nostra indicazione rispetto al futuro italiano. Siamo un popolo sempre più connesso, capace di mantenere rapporti con le altre persone ed estendere la cerchia delle proprie conoscenze. Inoltre si sta radicando una nuova socialità basata sui network della Rete, di cui ancora non sappiamo molto, anche se possiamo intuirne qualche potenzialità. Basta vedere i risultati del recente successo sul referendum per l‘acqua pubblica che è stato promosso e sostenuto soprattutto via web, coniugando presenza sul territorio e interazione telematica.
Andrea Casavecchia Sir, 21 dicembre 2011


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-GEN-12
 

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