Il cambiamento demografico - Eventi
Più famiglia per la crescita demografica
Ruini e Scola a Milano per il Rapporto-proposta


Controcorrente, come fu il progetto culturale e controcorrente com’è la sfida educativa. «Sappiamo di andare controcorrente richiamando il Paese a ciò che decide del suo futuro» ha detto ieri il cardinale Camillo Ruini presentando all’Università Cattolica di Milano il rapporto-proposta «Il cambiamento demografico».
 
Dopo «La sfida educativa » del 2009 è il secondo studio con cui la Chiesa italiana punta, come ha detto il rettore Lorenzo Ornaghi, a «costruire delle proposte» fondate sull’antropologia cristiana. A riceverle, ieri, al tavolo dei relatori, oltre al demografo Gian Carlo Blangiardo e alla psicologa Eugenia Scabini, c’era il ministro Maurizio Sacconi, nell’incomoda posizione dell’uomo di governo che deve spiegare, di questi tempi, cosa si faccia per i giovani, per le famiglie e per la cultura della vita.
 
Il titolare del welfare ha rivendicato i nuovi contratti di apprendistato e ha parlato di una riforma fiscale «riorienti il sistema» in senso favorevole alle famiglie, ma è stato l’intervento del cardinale Angelo Scola a riscaldare l’aula magna gremita di studenti. Intervento, anche questo, sicuramente controcorrente per la chiarezza con cui ha chiuso a «istituti e norme che equiparino o parifichino altre forme di convivenza con la famiglia fondata sul matrimonio».
 
Se lo scopo del rapporto è chiedere nuove politiche pro-famiglia, la Cei, è stato detto a più riprese, mira anche a creare nel Paese «un clima amichevole ». Così Ruini: «Il primo gruppo di fattori che servono a far risalire il numero delle nascite è dato dagli interventi pubblici, ma il secondo va ricercato nella mentalità, nella cultura sociale, che influiscono prepotentemente sui comportamenti demografici ».
 
Anzi, a ben vedere, un clima culturale refrattario ai valori famigliari e alla vita «è quello che pesa di più nelle scelte concrete delle coppie» anche se «a livello di interventi pubblici l’Italia sconta un ritardo trentennale». Quindi, «la grande alleanza per la crescita demografica» deve partire da una «consapevolezza diffusa nel corpo sociale», l’unica in grado di imporre questa priorità all’agenda politica, ha concluso l’ex presidente della Cei.
 
L’arcivescovo di Milano ha spiegato invece che «la questione demografica porta inevitabilmente con sé quella della procreazione e dello scambio intergenerazionale». Anche lui ha insistito sulle cause culturali dell’emergenza demografica, la quale «non potrà essere affrontata solo con misure economiche e legislative, che pure restano imprescindibili».
 
Per Scola però la crisi, non solo quella demografica, è una conseguenza della «estrema debolezza dell’uomo del terzo millennio nelle società occidentali» che coincide con «la concezione dell’identità della persona come identità individuale» e conduce a relegare nel privato tutto quel che attiene alla relazionalità, agli affetti, alla famiglia. Uno dei paradossi più eclatanti del nostro tempo è allora la pretesa che lo Stato garantisca questi rapporti «attraverso istituti e norme che equiparino o parifichino altre forme di convivenza con la famiglia fondata sul matrimonio.
 
Così facendo si cade in palese contraddizione, perché a ben vedere proprio questa “pretesa” manifesta l’impossibilità ultima di ridurre la dimensione degli affetti all’ambito del privato». Compito della Chiesa e dei cristiani, ma anche degli attori istituzionali, secondo il cardinale è invece quello di «ridire le ragioni universalmente valide circa la verità dell’uomo-donna, del matrimonio e della famiglia-vita e proporre politiche e misure a favore della famiglia ».
PAOLO VIANA Avvenire, 18 ottobre 2011 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 18-OTT-11
 

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