X Forum del Progetto Culturale - Archivio news
X Forum, il Card. Bagnasco apre i lavori

I cattolici sono “soci fondatori” del nostro Paese, e l’unità d’Italia, che è “un sentire comune circa le cose più importanti del vivere e del morire”, resta “una conquista preziosa e un ancoraggio irrinunciabile”. Lo ha detto il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, nel suo saluto di apertura al X Forum del progetto culturale che si tiene a Roma dal 2 al 4 dicembre 2010 sul tema: “Nei 150 anni dell’unità d’Italia. Tradizione e progetto”. La ricorrenza in questione, ha sottolineato il cardinale Bagnasco “vede la Chiesa unita a tutto il Pese nel festeggiare l’evento fondativo dello Stato unitario”, e già questa constatazione è sufficiente per misurare la distanza che ci separa dalla breccia di Porta Pia”.
 
Cogliere “il contributo cristiano rispetto al destino del nostro Paese - ha sottolineato il Presidente della Cei - richiede una lettura della storia scevra da pregiudizi e seriamente documentata, lontana dunque tanto da conformismi quanto da revisionismi”. Da S. Francesco d’Assisi, cui “si lega il ripetuto uso del termine Italia”, e S. Caterina da Siena, sono “innumerevoli le figure” che hanno dato “un incisivo contributo alla crescita religiosa e allo sviluppo sociale e perfino economico della nostra Penisola”, segno che “l’unico sentimento che accomunava gli italiani era quello religioso e cattolico”.  Nel 1861, “veniva generato un popolo”, e soprattutto veniva dimostrato che “lo Stato in sé ha bisogno di un popolo, ma il popolo non è tale in forza dello Stato, lo precede in quanto non è una somma di individui ma una comunità di persone, e una comunità vera e affidabile è sempre di ordine spirituale ed etica, ha un’anima. Ed è questa la sua spina dorsale”.
 
“Ma se l’anima si corrompe, allora diventa fragile l’unità del popolo, e lo Stato si indebolisce e si sfigura”, ha detto il Presidente della Cei, secondo il quale ciò accade “quando si oscura la coscienza dei valori comuni, della propria identità culturale”. Parlare di identità culturale, ha aggiunto il Card. Bagnasco “non significa ripiegarsi o rinchiudersi, ma si tratta di non sfigurare il proprio volto: senza volto infatti non ci si incontra, non si riesce a conoscersi, a stimarsi, a correggersi, a camminare insieme, a lavorare per gli stessi obiettivi, ad essere popolo”.  “Lo Stato non può creare questa unità che è pre-istituzionale e pre-politica, ma nello stesso tempo deve essere attento e preservarla e a non danneggiarla - ha detto -. Sarebbe miope e irresponsabile attentare a ciò che unisce in nome di qualsivoglia prospettiva”.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-10
 

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