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 Progetto Culturale - Punto di vista - Il Papa dell'alleanza tra fede e cultura 

n° 100 - 25 giugno 2013


Il Papa dell'alleanza tra fede e cultura

Per capire la questione

Un grande Pontefice che ci ha insegnato e testimoniato tre aspetti fondamentali: l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa, l’amore all’uomo. Così Papa Francesco ha ricordato Paolo VI rivolgendosi al folto gruppo di bresciani giunti in pellegrinaggio a Roma per celebrare l’Anno della fede nel cinquantesimo anniversario dell’elezione  del loro conterraneo.
Il Pontefice ha poi voluto sottolineare l’attualità del magistero di Paolo VI ricordando che  le sue domande sulla Chiesa valgono anche oggi e che, dunque, «siamo tutti responsabili delle risposte e dovremmo chiederci: siamo veramente Chiesa unita a Cristo, per uscire e annunciarlo a tutti, anche e soprattutto a quelle che io chiamo “le periferie esistenziali”, o siamo chiusi in noi stessi, nei nostri gruppi?».
A Paolo VI, intellettuale di rango, il tema della cultura risulta particolarmente caro. Egli, infatti, ne tratta incessantemente nei suoi discorsi e nei suoi documenti. La sua famosa enciclica “Populorum progressio” del 1967 - che può essere considerata un'enciclica sulla cultura dello sviluppo umano - è stata giudicata da alcuni come un evento della civiltà. Un altro documento fondamentale di Paolo VI è l'esortazione “Evangelii nuntiandi” del 1975, diventato il testo di riferimento per l’evangelizzazione delle culture. Felice, ed in seguito ripresa più volte dal successore, la bella espressione che Paolo VI ha forgiato e introdotto nel linguaggio della Chiesa: «civiltà dell’amore».
Paolo VI non si nasconde la fragile natura della moderna umanità e le sue miserie, ma vuole nondimeno proclamare l'amore della Chiesa per tutti gli uomini e il desiderio di penetrare e vivificare tutte le culture. Questo è possibile solo con la diffusione di una civiltà dell’amore basata sulla difesa della dignità umana ed il rispetto della vita.
La cultura è un bene inalienabile e costitutivo dell’umanità e la Chiesa, prendendone coscienza, ha la responsabilità di difendere le culture umane e purificarle. Questo compito presuppone un impegno nei confronti della cultura sia nei suoi aspetti popolari e antropologici che nel suo senso umanistico, intellettuale, estetico e scientifico.
L'incontro tra le culture è, per Paolo VI, un indispensabile terreno di dialogo privilegiato tra uomini impegnati nella ricerca di un nuovo umanesimo per il proprio tempo, al di là delle divergenze che li separano: «Anche noi – disse nel Discorso di chiusura del Vaticano II, il 7 dicembre 1965 – abbiamo più di chiunque altro il culto dell'uomo».

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