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 Progetto Culturale - Punto di vista - Arte e sacro, il dialogo ? ripartito 

n° 40 - 21 febbraio 2012

 

Arte e sacro, il dialogo è ripartito

Per capire la questione

Un posto d’onore, all’interno del recente evento internazionale “Gesù, nostro contemporaneo” (Roma, 9-11 febbraio 2012), è stato dedicato al rapporto tra la figura di Gesù e l’arte contemporanea. Nei prossimi giorni, inoltre, si terrà a Roma un convegno su “Giovani, arte ed educazione alla fede”, promosso da numerosi Uffici della Segreteria Generale della Cei e rivolto a quanti, nelle diocesi e nelle parrocchie, si misurano con le arti figurative, il teatro, la musica, la letteratura, l’architettura, i beni culturali in genere.
Specchio di una sensibilità che sta crescendo è anche l’incontro promosso il 18 febbraio scorso dal Pontificio Consiglio per la Cultura, a conclusione della mostra che 60 artisti hanno dedicato a Benedetto XVI per i suoi 60 anni di sacerdozio. Segno ulteriore che “il dialogo è ripartito”, come titolava “Avvenire” all’indomani della manifestazione.
Nelle pagine culturali del quotidiano, così risponde lo scultore greco Jannis Kounellis, alla domanda sull’interesse reciproco tra Chiesa e arte contemporanea: «È dal Settecento che manca un rinnovamento linguistico dal punto di vista dell’arte all’interno della Chiesa. In parte è per colpa degli artisti e in parte per colpa della Chiesa stessa. Ora però ci sono i presupposti perché questa dialettica possa essere riaperta. E proprio l’interno di questo spazio definito che è l’edificio ecclesiale è il luogo adatto. Bisogna ripartire dal Cristo crocifisso. Quando entriamo in chiesa ci segniamo con la croce. È quello il punto su cui costruire una iconografia: nuova, che viva in senso dialettico con il mondo aperto. Ma il primo vero presupposto per un dialogo vero è la libertà. Solo così si può sperare che gli artisti entrino in chiesa: che è un punto di ritrovo, una 'sinagoga'». E perché invece gli artisti dovrebbero interessarsi alla Chiesa? «Noi siamo in ogni caso artisti occidentali, ci ritroviamo all’interno di una storia. Per questo non bisogna fermarsi. Partendo anche da qui si possono portare dentro la Chiesa le problematiche del mondo presente. Dobbiamo accettare la dialettica: l’apertura è l’inizio dell’amore verso gli altri».

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