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 Progetto Culturale - Punto di vista - Testimoni fino al sangue 

n° 34 - 10 gennaio 2012

Testimoni fino al sangue 

 

Per capire la questione

Sono ventisei, uno in più dell’anno precedente, gli operatori pastorali uccisi nel corso del 2011. Di essi, «alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano o della disponibilità ad aiutare gli altri mettendo in secondo piano la propria sicurezza», mentre altri «sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro finiti male». Altri ancora, infine, «sono stati eliminati perché, nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso ». È quanto annota l’agenzia missionaria Fides, pubblicando, come alla fine di ogni anno, il triste elenco degli operatori che nel corso degli ultimi dodici mesi hanno trovato una morte violenta. Quest’anno, nel computo, ci sono diciotto sacerdoti, quattro religiose e quattro laici. E, per la terza volta consecutiva, al primo posto figura l’America (13 sacerdoti e 2 laici). Seguono quindi l’Africa (2 sacerdoti, 3 religiose, 1 laico), l’Asia (2 sacerdoti, una religiosa e un laico), e infine Europa (un sacerdote).
La Nazione che ha registrato il più alto numero di operatori pastorali uccisi è la Colombia: don Rafael Reátiga Rojas e don Richard Armando Piffano Laguado, uccisi a colpi di arma da fuoco; don Luis Carlos Orozco Cardona, ferito mortalmente da un giovane armato che gli ha sparato tra la folla; padre Gustavo Garcia, Eudista, assassinato in strada da un individuo che lo ha aggredito per rubare il suo cellulare; don José Reinel Restrepo Idárraga, ucciso mentre era alla guida della sua motocicletta, poi rubata insieme a altri oggetti del sacerdote; don Gualberto Oviedo Arrieta, accoltellato nella canonica della sua parrocchia. All’elenco dei sacerdoti si aggiunge il laico Luis Eduardo Garcia, rapito da un gruppo di guerriglieri e poi ucciso. In Messico, don Santos Sánchez Hernández, aggredito da un malintenzionato introdottosi nella sua casa; don Francisco Sánchez Durán, ucciso forse nel tentativo di fermare un furto in chiesa; don Salvador Ruiz Enciso, sequestrato e ucciso; don Marco Antonio Duran Romero, ucciso in un conflitto a fuoco tra militari e un gruppo armato. A loro si aggiunge María Elizabeth Macías Castro, del Movimento Laico Scalabriniano, sequestrata da un gruppo di narcotrafficanti e barbaramente uccisa. In Brasile è stato ucciso nella sua abitazione don Romeu Drago. In Paraguay il corpo di monsignor Julio César Alvarez è stato trovato in camera sua, legato mani e piedi, con lesioni e graffi, morto per strangolamento. In Nicaragua è stato sequestrato e ucciso don Marlon Ernesto Pupiro García. Per quanto riguarda l’Africa, in Tunisia è stato ucciso don Marek Rybinski, missionario salesiano, il cui corpo è stato trovato in un locale della scuola di Manouba.
In Kenya don Awuor Kisero è stato aggredito in un quartiere alla periferia della capitale keniana, e colpito al petto con un’arma da taglio. In Congo ha trovato la morte in un’imboscata stradale suor Jeanne Yegmane. In Sud Sudan è morta suor Angelina, mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati. In Burundi sono stati uccisi durante un tentativo di rapina suor Lukrecija Mamic, delle Ancelle della Carità, e Francesco Bazzani, volontario. Passando all’Asia, in India hanno trovato la morte don G. Amalan, ucciso in una rapina, la religiosa suor Valsha John, impegnata tra poveri, uccisa nella sua casa; il catechista e attivista laico Rabindra Parichha, sequestrato e ucciso. Nelle Filippine è stato ucciso padre Fausto Tentorio, missionario del Pime. In Spagna, infine don Ricardo Muñoz Juárez è stato ucciso da ladri che si erano introdotti nella sua abitazione.
Salvatore Mazza 

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