Torna alla home
 Gesù nostro contemporaneo - Area stampa - archivio notizie - Davanti a Gesù, credenti e non credenti a confronto 

Davanti a Gesù, credenti e non credenti a confronto   versione testuale

Intervista a Sergio Belardinelli tra i relatori del convegno








Mancano meno di due mesi all'evento internazionale su "Gesù nostro contemporaneo", in programma a Roma, dal 9 all'11 febbraio 2012, per iniziativa del Comitato Cei per il progetto culturale, a poco più di due anni dal primo evento internazionale promosso dallo stesso Comitato su "Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto" (dicembre 2009). Tre giorni ricchi di incontri, riflessioni e dibattiti all'insegna del dialogo tra credenti e non credenti per interrogarsi su cosa significhi e comporti, per l'uomo di oggi, la "contemporaneità" di Gesù. Ad aprire i lavori sarà il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Ne abbiamo parlato con Sergio Belardinelli, docente di sociologia dei processi culturali presso l'Università di Bologna e coordinatore dello staff di lavoro del Comitato Cei per il progetto culturale, tra i relatori del convegno.
 
Da "Dio oggi" a "Gesù nostro contemporaneo": quale percorso?
"Per parlare a un mondo che appare sempre più spaesato, estenuato dai suoi giochi linguistici e dai suoi desideri senza fine, ma anche sempre più desideroso di uscire dai vicoli ciechi nei quali si è cacciato, il Comitato per il progetto culturale della Chiesa italiana non ha fatto altro, in questi anni, che rilanciare con forza l'unico tema sul quale, a pensarci bene, la Chiesa ha veramente qualcosa di speciale da dire: il tema di Dio, il Dio di Abramo e di Gesù Cristo, un Dio che è verità e amore e che proprio per questo non abbandona, non può abbandonare, l'uomo al suo destino. Come ha detto Benedetto XVI, rivolto ai vescovi della Chiesa cattolica nel marzo del 2009, 'nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio'. Questo è certamente quanto abbiamo cercato di fare con l'evento su Dio di due anni fa e che riproponiamo, seppure in modo diverso, con l'evento su 'Gesù nostro contemporaneo' del febbraio prossimo".
 
Al centro dei lavori c'è, ancora una volta, il rapporto tra fede e cultura, con una sottolineatura che sembra però di carattere più "esistenziale". È così?
 
"L'intento è quello di enfatizzare la contemporaneità di Gesù, il suo carattere di persona viva, reale, capace di incontrare l'uomo di ogni tempo, ma soprattutto l'uomo di oggi. 'Gesù nostro contemporaneo', appunto. Il grande tema del giusto rapporto tra il Gesù storico e il Gesù della fede, la novità del modo cristiano di concepire Dio come amore misericordioso e la conseguente, scandalosa rottura con la teologia politica e la religione tradizionale, il grande mistero della croce e quello ancora più grande della risurrezione: questi i temi che costituiranno un po' l'impalcatura dell'evento e delle quattro sessioni in cui sarà articolato: 'Accadde a Dio in Palestina, Ha unito a sé ogni uomo, Noi predichiamo Cristo crocifisso, Il risorto signore della storia'. Ogni sessione sarà aperta da una o due relazione rivolte a tutti i partecipanti e continuerà poi con una ricca serie di dibattiti e discussioni in contemporanea, undici per l'esattezza, ai quali il pubblico parteciperà secondo le proprie preferenze. Alla fine della prima e della terza sessione sono previste inoltre un'intervista al card. Zen Ze Kiun, già vescovo di Hong Kong nonché strenuo difensore della comunità cattolica in Cina, e una testimonianza di Majdi Dayyat, responsabile del centro Our Lady of Peace di Amman, un centro fondato dalla comunità cattolica, dove volontari cristiani e musulmani si occupano di persone disabili. Quanto ai relatori, provenienti un po' da tutto il mondo, appartengono ai più diversi mondi culturali; vi sono ebrei, cattolici, protestanti, anglicani, agnostici, non credenti. Li abbiamo scelti, non in base alla loro fede, ma in base alla loro riconosciuta competenza e, soprattutto, alla loro capacità di farsi in qualche modo provocare da Gesù di Nazareth".
 
Gesù parla anche a chi non crede: in che cosa, a sua volta, il non credente "sfida" il cristiano, alla vigilia dell'Anno della fede indetto da papa Benedetto?
 
"Il credente è sfidato dal non credente sempre e soltanto su un punto: la sua fede. Quale che sia il motivo per cui il non credente ci mette alle corde, la questione fondamentale per noi credenti dovrebbe essere sempre la stessa: in che misura la mia vita è plasmata da quella di Gesù? In che misura sono un testimone credibile della sua verità e del suo amore? L'Anno della fede indetto da Benedetto XVI va precisamente in questa direzione. Come dice lui stesso, 'è un invito a un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo'. Una sorta di richiamo all'essenziale; un richiamo a non dimenticare che la cosa più importante che noi cristiani abbiamo da offrire al mondo è precisamente la nostra fede, la fede nel Dio di Gesù Cristo".
 
Quali percorsi privilegiare, e in quali ambiti, per "dare un volto" alla contemporaneità di Gesù?
 
"In realtà non c'è ambito della vita umana che non sia toccato dal volto di Gesù. Il quale è sempre e ovunque nostro 'contemporaneo'. Detto questo, però, bisogna anche riconoscere che ogni epoca storica ha i suoi ambiti, diciamo così, privilegiati. Oggi uno di questi è rappresentato sicuramente dalla cultura in senso molto largo. In particolare, ed è questa un po' l'ispirazione che il cardinale Ruini pose fin dall'inizio alla base del progetto culturale della Chiesa italiana, crediamo che si debba lavorare soprattutto per ricostruire i presupposti culturali che rendono la fede in Gesù Cristo ancora plausibile e praticabile. In gioco non è soltanto la fede, ma il senso stesso della realtà, della verità, della bontà, della bellezza e di tutto ciò che è profondamente umano. Per questo confidiamo molto nel contributo di tutti, credenti e non credenti".
 
M.Michela Nicolais – Sir, 14 dicembre 2011
 
ultimo aggiornamento 15/10/2015